Le nuove generazioni potranno apprezzare una moto agile e veloce. Un nome iconico ritorna per ammaliare i giovani centauri.
I paninari sono considerati una sottocultura urbana, nata all’inizio degli anni ‘80 al bar Al Panino di via Agnello 6 a Milano, a due passi da piazza del Liberty dove oggi c’è l’Apple Store. Con l’apertura di Burghy nel 1981, il quartier generale si sposta lì e in piazza San Babila. Formata inizialmente da ragazzi della Milano bene che frequentano scuole private come il San Carlo o il Leone XIII, sono una sorta di risposta disimpegnata alla militanza politica degli anni ’70: più che gli ideali contano i soldi, il successo. La Milano da bere, insomma.

Se c’è un’ideologia, è in massima parte di destra. Non è un caso che i paninari non si vedano di buon occhio con altre tribù metropolitane, se così si può dire, come i punk o gli studenti di sinistra. Il paninaro ha una divisa ben riconoscibile, composta da capi di marca. Il paninaro a piazza San Babila ci arriva in sella anche alla mitica Zündapp, in particolare il modello KS 125, apprezzato tra i giovani liceali.
E’ in questo contesto che nasce un gemellaggio grazie all’ idea di Laverda, fondatore del marchio, il quale racconta che “nello stesso periodo decidemmo di optare per una strategia aziendale di prodotto mirata a preparare e fidelizzare la clientela. Dovevamo dedicarci alle piccole e medie cilindrate, per poi favorire il passaggio di questi giovani motociclisti a modelli di cilindrata superiore, ovviamente nella gamma di nostra produzione. Fu per questo motivo che nel giugno del 1977, di ritorno da un viaggio di lavoro nel Nord Europa, mio fratello Massimo ed io decidemmo di fermarci a monaco di Baviera presso la sede Zündapp per illustrare una nostra idea”.
La storia della leggendaria Laverda
Il risultato fu un’idea vincente: la piccola 125 LZ (dove la L sta per Laverda e la Z per Zündapp), fascino italiano e motore tedesco. Caratteristiche tecniche di un cult senza tempo: monocilindrico Zündapp due tempi raffreddato a liquido con cilindro inclinato in avanti di 24° in lega leggera. Cilindrata di 123,6 cm3, 17 cavalli di potenza massima a 7.600 giri e coppia massima di 1,6 kgm a 7.400 giri. Per i giovani del tempo era la moto più bella del mondo. Date una occhiata al video del canale YouTube baritz89 per apprezzare l’accensione.
Accensione elettronica Bosch MHKZ da 6V, frizione multidisco in bagno d’olio e cambio a 5 marce. Monotrave superiore in acciaio abbinato, davanti, ad una forcella Marzocchi con steli da 32 mm ed escursione di 140 mm e, dietro, ad un forcellone oscillante con due ammortizzatori anch’essi Marzocchi regolabili su 3 posizioni molla ed escursione di 70mm. La frenata affidata ad un disco da 260mm con pompa idraulica mentre i cerchi a raggi in lega leggera a 7 razze da 18”. Il tutto per un peso a secco di 108 kg. Il prezzo da rivista di settore patinata: solo 1.790.000 lire. Oggi puoi acquistarne una per un prezzo vicino ai 3.000 euro.