Il centauro di Ravenna, Marco Melandri, ha raccontato dei dettagli interessanti su Honda e Ducati. Nessuno se lo aspettava.
Nel 2008, dopo cinque vittorie in MotoGP, e un secondo posto con la Honda, Marco Melandri è passato alla Ducati come compagno di squadra di Casey Stoner. La stagione è stata, decisamente, al di sotto delle aspettative, portandolo ad una drastica decisione a fine campionato: la rescissione del contratto per l’anno 2009. Esperienza negativa per il ravennate che addirittura vorrebbe rimuovere i ricordi della Desmosedici GP8.

Cosa è accaduto in pista e nella testa del pilota? Partiamo dalle parole di Marco Melandri, concesse in una intervista Moto.it. “Se non hai fiducia nella moto, è molto difficile essere veloci – ha affermato il rider riferendosi alle difficoltà con la Desmosedici – Cadi spesso e perdi ancora più fiducia. Puoi essere il miglior pilota del mondo e sederti sulla migliore moto del mondo, ma se la moto non si adatta al tuo stile di guida e non trovi il giusto feeling, non hai alcuna possibilità di essere veloce“.
I problemi di Melandri con Ducati
Per lo stesso pilota romagnolo, guidare quella Desmosedici era una missione impossibile e non è stato il solo a pensarla così. “La 800 ha mietuto tante ‘vittime’, a parte Stoner. Hayden dopo di me, Valentino [Rossi], che comunque ha ricostruito tre moto in un anno, ma non ne ha ricavato nulla“. Parole dure che si sommano a quelle per il suo ex compagno di squadra: il fenomeno australiano Stoner.

Melandri ha aggiunto: “Ho parlato bene di lui, dicendo che faceva cose che nessun altro era capace di fare. Solo per istinto, per automatismo, aveva un dono che non ho mai visto in nessun altro. Si è risentito quando gli ho detto che anche lui lanciava il casco quando si arrabbiava“. L’italiano, sicuramente, per quella stagione si è sentito in ombra ed isolato rispetto al campione della Gold Coast.
Dopo il primo titolo vinto, nel 2008, Casey Stoner ha dimostrato in modo impressionante il potenziale della Ducati, pur non riuscendo a confermarsi campione ma chiudendo in seconda posizione. L’intera situazione è stata un duro colpo per il ravennate che è andato in crisi perdendo la concentrazione e anche il ritmo in gara, finendo comunque la stagione in sella alla Rossa di Borgo Panigale al 17º posto con 51 punti. Oggi la ferita e l’ego del pilota italiano vanno rimarginandosi, ma pensare al passato in pista può anche fare male.