I primi test del 2025 hanno dato esito positivo per l’auto elettrica inglese di proprietà della BMW. Scopriamo tutti i risultati positivi.
L’automobile Mini fa la sua comparsa nel mercato nel 1959, anno in cui – per fronteggiare la crisi del petrolio – la British Motor Corporation decise di ingaggiare Alec Issigonis e porre di fronte all’ingegnere una sfida ardua: quella di progettare una vettura compatta che, nonostante le dimensioni minime, fosse in grado di trasportare comodamente quattro persone e i relativi bagagli. L’uomo sviluppò dunque una nuova disposizione del motore, inserì la trazione anteriore e dispose il cambio sotto il propulsore, dando così vita a un’auto rivoluzionaria capace di cambiare per sempre il corso della storia.

A partire da questa data, il mercato ha iniziato a popolarsi di evoluzioni sempre più elaborate in grado di adattarsi alle richieste di volta in volta più alte del pubblico di riferimento. Nei primi mesi del 1994, infatti, il gruppo Rover (di cui faceva parte il marchio Mini) venne comprato da BMW che, da sempre alla ricerca di un’utilitaria, decise di riproporre una nuova gamma basata sulla storica automobile ideata nel 1959: il riscontro da parte del pubblico fu di nuovo impressionante e consacrò definitivamente la vettura nella lista dei miti senza tempo. La nuova Mini Electric mantiene le forme e la personalità inconfondibili dei precedenti modelli, i paraurti lisci con prese d’aria o inserti ridotti al minimo (sono presenti solo nella grintosa John Cooper Works), richiamando in modo ancora più esplicito la semplicità della prima Mini, quella del 1959. Ecco il modello a 5 porte.
I risultati della Mini 100% elettrica
La Mini Electric è realizzata in collaborazione con la Great Wall Motor, che la produce in Cina (almeno fino al 2026, quando aprirà la fabbrica in Gran Bretagna) ed è proposta in due versioni. La Mini Cooper E ha un motore a corrente da 184 CV (collegato alle ruote anteriori), alimentato da una batteria da 36,6 kWh netti, garantendo 305 km di autonomia media. La Mini Cooper SE del test ha 218 CV e una “pila” da 49,2 kWh, che dovrebbero bastare in media per 402 km. La ricarica avviene fino a 11 kW in corrente alternata, mentre dalle colonnine in continua la E accetta al massimo 75 kW e la SE 95: non sono molti, ma, secondo la Casa britannica, in condizioni ideali basterebbero per passare dal 10 all’80% in circa 30 minuti. I prezzi partono da 32.300 euro per la Mini Cooper E e da 36.300 Euro per la Mini Cooper SE. Di serie per le “base” Essential ci sono i principali aiuti alla guida (per esempio, la frenata automatica d’emergenza), il climatizzatore bizona e il sistema multimediale con le connessioni per i telefonini Android Auto e Apple Car Play.
Ci sono poi i più ricchi e costosi allestimenti Classic, Favoured e John Cooper Works; la Favoured del test include nei 42.700 euro di prezzo anche il cruise control adattativo, i retrovisori regolabili elettricamente e il navigatore. La versione elettrica del modello britannico ha registrato 5 stelle Euro Ncap, come la nuova station wagon Audi A6 E Tron.