Le auto elettriche stanno cambiando volto per poter competere con le termiche e ora si va oltre alle semplici batterie LFP.
Sicuramente non c’è stato modo di effettuare i conti corretti da parte di aziende e istituzioni quando si è deciso di puntare in modo così deciso sull’elettrico. In molti erano convinti del fatto che queste vetture avrebbero potuto diventare rapidamente popolari e alla pari delle vetture termiche, ma ciò non sta accadendo.

Uno degli aspetti che sicuramente sta maggiormente frenando i clienti è l’autonomia di queste vetture. Il costo di un’auto elettrica è indubbiamente da ammiraglia per una famiglia, o comunque di auto di rappresentanza, ma ciò non comporta a delle prestazioni tali da poter giustificare pienamente un suo acquisto.
Troppe volte ci si trova costretti a dover effettuare lunghe ricariche, sperando sempre di trovare una colonnina disponibile. Ecco allora come mai negli USA si sta studiando un sistema che permetta di migliorare la qualità delle batterie, in modo tale da poter offrire ai clienti il miglior servizio possibile.
Batteria converte energia nucleare: come funziona?
Il progetto che può finalmente dare la tanto attesa sterzata al mondo delle auto elettriche giunge dalla Ohio State University, con i suoi ricercatori che hanno avuto la possibilità di testare in modo positivo la prima storica batteria che è in grado di convertire l’energia nucleare in elettricità. Il tutto avviene tramite l’emissioni di luce e può essere vista a tutti gli effetti come una delle principali rivoluzioni nel settore dei motori.

Per poter fare in modo che ciò divenisse fattibile, ecco come i ricercatori hanno deciso di utilizzare i cristalli scintillatoti, con questi che fanno sì che si possa emettere luce quando questi sono attraversati da fotoni ad alta energia. La fonte radioattiva che permette il funzionamento di questa batteria è il cesio 137 e il cobalto 60. Questi sono tra i principali prodotti derivanti dal combustibile nucleare esaurito dopo una fissione.
La radiazione gamma ambientale può dunque essere raccolta, come lo si evince dal Nuclear Reactor Labortory in Ohio, per poter dare vita ad energia elettrica per poter alimentare delle piccole realtà elettriche come i microchip. Si deve specificare però come non sarà una scoperta che, almeno per il momento, sarà data in pasto al pubblico, ma deve ancora essere profondamente lavorata e perfezionata dai ricercatori. Attualmente non ci sono ipotesi per un suo utilizzo futuro, ma chissà che le cose non possano cambiare.