Oggi vi parleremo di una delle Alfa Romeo più sorprendenti di sempre, un gioiello di tecnologia che tutti ricordano con affetto.
Il brand Alfa Romeo sta programmando il proprio futuro con l’avvento di tanti nuovi modelli, che arriveranno a cascata da qui sino al 2030. Il primo sarà la nuova generazione del SUV Stelvio, seguito dalla nuova Giulia. Entrambe nasceranno presso lo stabilimento Stellantis di Cassino, sulla nuova piattaforma STLA Large, e metteranno a disposizione della clientela sia motori elettrici che ibridi. L’obiettivo è quello di conquistare sempre più fette di mercato, per rilanciare un marchio molto amato in Italia e fuori dai nostri confini.
Il passato dell’Alfa Romeo ha prodotto una lunga serie di auto entrate nell’immaginario collettivo, per via del loro design, delle loro prestazioni e delle tecnologie sulle quali erano basate. Tra di esse figura anche l’Alfa SZ, nata in collaborazione con Zagato, che fu svelata al Salone di Ginevra del lontano 1989, e che venne assemblata proprio da Zagato nello stabilimento di Terrazzano di Rho, alle porte di Milano. Ne furono prodotti solamente 1.036 esemplari, e nacque anche la RZ, ovvero una versione cabriolet. Andiamo a scoprire la storia di questo mitico modello.
Ma qual è il legame tra l’Alfa Romeo SZ e le monoposto di F1 odierne? Le sue forme esterne furono create per sfruttare l’effetto suolo, con uno stile tagliente ed una carrozzeria realizzata in materiale termoplastico. Esso fu prodotto dalla casa italiana Carplast, in collaborazione con la francese Stratime. Dal punto di vista meccanico e del pianale, tutto derivava dall’auto da corsa Alfa 75 Turbo IMSA, andando così a riprenderne lo schema transaxle con il cambio al posteriore e retrotreno con la sospensione a ponte de Dion. Di certo, la tecnologia era all’avanguardia e rendeva quest’auto unica nel suo genere.
Dal punto di vista motoristico, l’Alfa Romeo SZ era spinta da un V6 Busso da 2.959 cc di cilindrata e 210 cavalli di potenza massima, che per l’epoca erano una spinta notevole. La velocità massima toccava così i 245 km/h, con un’accelerazione altrettanto importante, che portava da 0 a 100 km/h in appena 7 secondi. Del comparto sospensivo si occupò l’ingegner Giorgio Pianta, che puntò sull’utilizzo di polimero, garantendo un ridotto rollio ed una migliore gestione dell’auto in fase di guida. La SZ, ancora oggi, resta uno dei progetti della casa di Arese ricordati con maggiore affetto.
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