FIAT è da tempo in profonda crisi. Proviamo ad analizzare i motivi che hanno portato alla chiusura di alcune fabbriche e alla sospensione di altre.
FIAT negli ultimi anni si è resa protagonista di aperture ad intermittenza delle proprie fabbriche che hanno portato di conseguenza a cassa integrazione per molti operai o addirittura licenziamenti. Eppure, nelle classifiche di vendita la Panda è sempre al primo posto tra le vetture più vendute, quindi essenzialmente: cosa c’è che non va? I motivi sono molteplici e si vanno ad intersecare in un discorso di mercato che sicuramente non sta premiando il marchio italiano così come tanti altri.
Per prima cosa, forse uno dei problemi più atavici di questa storia è il costo della manodopera. In Italia, vuoi per la pressione fiscale che è altissima, vuoi perché essenzialmente c’è un livello raggiunto di costo della vita che impone determinati stipendi medi, va da sé che a FIAT costi molto di più un operaio in Italia, piuttosto che lo stesso operaio in un Paese in via di sviluppo. Per questo motivo si è spesso deciso di delocalizzare la produzione.
Quale sarà il futuro di FIAT
C’è poi l’altro problema che è quello delle vendite. Una rondine non serve a fare primavera e per quanto Panda rappresenti una baluardo per la Casa torinese, da sola non basta a risollevare la situazione. FIAT, proprio come altri marchi di Stellantis, ha deciso di rivoluzionare la propria gamma e affidarsi all’elettrico. Questa tecnologia però non sta avendo il gradimento del pubblico sperato, soprattutto in Italia. Abbassando la domanda naturalmente cala anche la produzione e di conseguenza FIAT è costretta a lasciare per strada tanti operai.
Naturalmente non esiste una ricetta per risolvere il problema che è variegato e ricco di sfaccettature. Sicuramente però la strada intrapresa non sembra essere quella corretta. L’impressione però, con l’addio recente di Tavares, è che siamo dinanzi ad una rivoluzione che partirà a breve. La speranza per il nostro Paese è che FIAT ritrovi presto il bandolo della matassa per far ripartire l’industria dell’auto. Mai come in questo periodo più che gli investimenti servono le idee.