Quest’auto è considerata da molti la più veloce del mondo. I suoi record possono far impallidire anche una vettura di F1 come una Ferrari.
Negli ultimi anni spesso il mondo delle auto ha strizzato l’occhio a qualcosa di diverso rispetto al passato. Mentre prima si pensava alla prestazione e alla potenza dei motori, oggi si è maggiormente focalizzati sull’energia, le fonti rinnovabili e la tecnologia che spinge la nostra vettura. Indubbiamente stiamo vivendo un momento importante di passaggio dal termico all’elettrico, ma c’è chi ancora guarda con favore a determinati dati.
In particolare c’è un costruttore che da tempo si è messo in testa di provare a prendersi uno dei record più ambiti in assoluto: quello di auto di produzione più veloce del mondo. Stiamo parlando degli americani della SSC North America, che hanno messo insieme la SSC Tuatara, un’auto capace di raggiungere velocità folli.
La SSC Tuatara e i suoi tentativi di fare il record
Presentata in anteprima come concept car al Concours d’Elegance di Pebble Beach del 2011, subì dei ritardi in fase di produzione al punto che la versione definitiva è arrivata solo nel 2018. Alle spalle di quest’auto c’è l’ex designer di Pininfarina Jason Castriota e Jerod Shelby (fondatore e ad dell’azienda). Il nome Tuatara è un richiamo all’omonimo rettile che vive in Nuova Zelanda.
A spingere questo bolide c’è un motore V8 da 5.9 litri con doppio turbocompressore capace di sprigionare ben 1.370 CV con benzina con 91 ottani, con carburante E85 invece riesce a toccare i 1.774 CV. La velocità massima dichiarata è di 482,8 km/h. A sorprendere è anche il coefficiente di resistenza aerodinamico che si attesta a 0,279, uno dei più bassi della categoria. Di questo bolidi sono previsti 100 esemplari.
Sulla carta questa è l’auto di produzione più veloce del mondo, capace di far impallidire anche una Ferrari di F1. L’azienda, infatti, afferma di aver raggiunto con la Tuatara la velocità mostruosa di 508,7 km/h. Il record però non è mai stato convalidato dal Guinnes dei primati. Altri tentativi sono stati effettuati, ma non essendoci testimoni della stampa o dello stesso Guinnes, questi non sono mai stati effettivamente verificati.