Un manager ha parlato di quanto fatto al GP d’Australia da Marc Marquez, che ha firmato un capolavoro. C’è il paragone con Valentino Rossi.
Il gran finale della stagione di MotoGP targata 2024 sta iniziando in queste ore dalla Thailandia, dove va in scena il terzultimo appuntamento iridato. Si tratta di una vera e propria volata mondiale, ed a tirarla c’è Jorge Martin, che deve difendere 20 punti di vantaggio su Pecco Bagnaia. Dopo una stagione ricca di alti e bassi, il campione del mondo dovrà reagire, perché il tempo a disposizione sta per scadere. A fare da arbitro a questo campionato ci sarà Marc Marquez, che viene dal terzo successo del 2024, firmato con un capolavoro a Phillip Island.
Il nativo di Cervera ha trionfato dopo una pessima partenza, che lo aveva relegato nelle retrovie, ma grazie ad un ritmo gara insostenibile, è riuscito a rientrare pienamente in lotta per la vittoria in poche tornate. Dopo aver sfilato Bagnaia, Marquez ha seguito a lungo Martin, prima di piazzare la zampata decisiva a pochi giri dal termine. L’impressione è che Marc avrebbe potuto attaccare molto prima, ma ha atteso il momento giusto.
La condotta di gara di Marc Marquez a Phillips Island è stata impeccabile, ed è stata probabilmente la sua vittoria più bella al Gran Premio d’Australia. In un’intervista concessa dopo lo scorso week-end al sito web “Motosan“, il manager Óscar Haro ha paragonato la gara del rider della Ducati Gresini Racing a quella di Valentino Rossi, che era solito seguire a lungo l’avversario per portarlo ad innervosirsi.
Ecco le sue parole: “Nella gara in Australia, Marc non aveva intenzione di superare subito Jorge. Voleva una sorta di guerra, altrimenti, non c’è una spiegazione al perché lo abbia seguito per così tanti giri. Ha fatto come faceva Valentino Rossi, stare dietro all’avversario per farlo ca**re. Jorge sapeva di avere una sorta di squalo alle spalle, e c’era il rischio di perdere la concentrazione“.
Haro ha poi aggiunto: “Marquez ha fatto una gara tutta d’astuzia, lui non è un ragazzo convenzionale. Non conta solo vincere per lui, vuole pensare al modo migliore per vincere, tutto questo è la sua psicologia. Credo che avrebbe voluto giocare anche con Pecco, ma non ha potuto farlo perché alla Curva 4 è andato lungo. Jorge aveva bisogno di arrivare alla fine della gara pensando al campionato, non ha voluto rischiare in maniera eccessiva“.
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