Un campione di MotoGp è morto travolto da un mezzo pesante mentre era in bicicletta. Si tratta di una morte dolora per tutto il movimento.
Circondati dal lutto moltissimi fan hanno lanciato messaggio sui social network, esprimendo il loro dolore per quanto accaduto.
Una tragedia molto dolorosa che ha lasciato senza parole milioni di fan di questa tragica situazione. Oggi vogliamo raccontarvi la storia, come è andata e quali sono le dinamiche ricostruite dagli addetti ai lavori. Sicuramente però questo non ci riconsegnerà un artista delle due ruote, uno in grado di vincere grazie alla personalità e al suo modo di cavalcare l’onda e imporsi in curva così sul rettilineo.
A lungo si è indagato sulle cause di questa tragedia, una situazione che ha messo in ginocchio un intero movimento. Il dispiacere palpabile tra i compagni di squadra e tutti gli altri colleghi si legge negli occhi di chi ne parla con la voce tremolante. Perché il campione di cui vi parliamo è un grandissimo protagonista di questo mondo e lo rimarrà per sempre nonostante il suo passare a miglior vita. Andiamo a scoprire tutto in un percorso che commuoverà anche voi.
La tragica morte del re della MotoGp
Nicky Hayden è morto il 22 maggio del 2017 a Cesena quando aveva appena 35 anni. Il dramma si è verificato a causa di un brutto incidente stradale mentre era uscito a fare un giro in bicicletta.
Lo scontro si verificò il 17 maggio dello stesso anno, pochi giorni dopo lo svolgimento del Gran Premio di Imola. Conduceva la bici nel circondariato riminese sulla provinciale Riccione-Tavoleto, precisamente nella zona artigianale di Misano Adriatico.
Secondo le ricostruzioni si parlava di Hayden che non si era fermato a uno stop per lanciarsi a 20 km/h sulla provinciale senza considerare l’automobile che lo aveva travolto che era davanti a 70 km/h su un tratto dove il limite è di 50. L’autista dichiarò che l’impatto non si sarebbe potuto evitare nemmeno a velocità più contenuta.
Hayden fu trasportato all’ospedale con fratture multipli dorsali e a un gamba oltre a un vasto edema cerebrale. Fu ricoverato in prognosi riservata all’ospedale di Rimini per poi essere trasferito all’Ospedale Maurizio Bufalini di Cesena. Dopo cinque giorni di coma morì con la famiglia che autorizzò, rispettando la volontà del ragazzo, all’espianto di organi per scopo trapianto.
Il 10 ottobre 2018 l’autista fu condannato con sospensione della pena a un anno di reclusione, ritiro della patente e pagamento spese processuali.