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E-bike da evitare, che flop: prezzo e dotazione da buco nell’acqua

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Antonio Pinter

Un’idea innovativa si trasforma in un fallimento commerciale a causa di scelte discutibili su prezzo e caratteristiche tecniche.

Nel mondo delle due ruote, non sempre le idee brillanti si traducono in successi di mercato. La corsa verso l’elettrificazione ha portato molte case produttrici a ripensare i propri modelli storici in chiave moderna. Dalle Mini elettriche alle Fiat 500e, passando per le Vespa a batteria, il fascino del passato si è fuso con la tecnologia del futuro.

E-bike flop – bicizen.it

Questi “grandi ritorni” hanno spesso suscitato entusiasmo, nostalgia e curiosità tra gli appassionati. Tuttavia, non tutti hanno avuto lo stesso successo. Alcuni progetti, nonostante premesse promettenti, si sono rivelati veri e propri buchi nell’acqua, lasciando l’amaro in bocca a molti. Come piatti gourmet dal sapore deludente, certi veicoli elettrici hanno dimostrato che il solo nome non basta a garantire il trionfo sul mercato.

Dal passato al futuro: il flop della e-bike è servito

Il Velosolex originale era stato un vero fenomeno di costume in Francia. Lanciato nel 1946 come la bicicletta “che viaggia da sola”, aveva conquistato il mercato con la sua semplicità e il prezzo accessibile. In oltre 40 anni di produzione, ben 7 milioni di esemplari avevano invaso le strade francesi, diventando parte integrante della cultura del Paese.

E-Solex Pininfarina (Press Media) – bicizen.it

Nel 2007, il marchio Solex tornò alla ribalta con un progetto ambizioso: trasformare il classico ciclomotore in un veicolo elettrico moderno. Il Gruppo Cible, nuovo proprietario del marchio, affidò a Pininfarina il compito di ridisegnare il mezzo mantenendo lo spirito dell’originale. Il risultato fu l’e-Solex, presentato con grande clamore al Salone di Parigi.

L’idea sembrava vincente: un ciclomotore leggero (solo 40 kg), dotato di freni a disco e computer di bordo, capace di raggiungere i 35 km/h con un’autonomia di 40 km. Il design firmato Pininfarina prometteva di unire tradizione e innovazione. Tuttavia, il passaggio dal motore a scoppio all’elettrico comportò alcuni cambiamenti significativi, come lo spostamento del propulsore dalla ruota anteriore alla zona dei pedali, modificando la trazione da anteriore a posteriore.

Nonostante l’interesse iniziale, ci vollero ben 5 anni prima che l’e-Solex arrivasse sul mercato italiano. Nel 2012, la reggiana Autosonik presentò l’intera gamma al Motor Bike Expo di Verona. Oltre all’e-Solex, furono introdotte due biciclette a pedalata assistita: la Solexity e la VeloSolex pieghevole.

Ma fu proprio qui che il progetto iniziò a mostrare le sue debolezze. Il prezzo di 2.490 euro per l’e-Solex risultò eccessivo per l’epoca, soprattutto considerando le prestazioni limitate. Anche le biciclette elettriche, con prezzi tra i 1.790 e i 1.990 euro, non riuscirono a conquistare il pubblico.

Il risultato fu un flop commerciale. Nonostante il fascino del marchio e il design accattivante, l’e-Solex non riuscì a imporsi sul mercato. La combinazione di un prezzo elevato e prestazioni non all’altezza delle aspettative si rivelò fatale per questo ambizioso progetto.

Antonio Pinter

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