L’Alfa Romeo è un mito in tutto il mondo, ma solo pochi si ricordano del flop clamoroso del modello “giapponese”.
Tra le più grandi aziende automobilistiche mai nate in questi anni vi è senza ombra di dubbio l’Alfa Romeo, con la casa meneghina che si è messa in mostra in questi anni con una serie di eccezionali modelli. La novità è legata alla Junior, un’auto che avrebbe dovuto chiamarsi in origine Milano, ma la produzione in Polonia ha fatto sì che il Governo chiedesse, e ottenesse, una nuova denominazione.
Si sa che l’Alfa Romeo ha sempre cercato la propria clientela nella media borghesia, con i costi delle sue vetture che spesso erano abbastanza elevati. Sono però proprio queste le auto che hanno dimostrato di poter ottenere i maggiori risultati in questo settore, basti vedere infatti come la Stelvio oggi sia il faro della gamma meneghina.
Non sono mancati anche gli esperimenti in passato, non tutti terminati nel migliore dei modi in casa Alfa Romeo. Uno dei casi più eclatanti è quello legato a una berlina che ebbe molto a che fare con il Giappone, dato che derivò dall’accordo tra la casa milanese la Nissan, con le scocche dell’auto che sarebbero derivate dalla Pulsar N10, ma il risultato fu deludente.
Il 9 ottobre del 1980, i presidenti di Alfa Romeo e Nissan, ovvero Ettore Massacesi e Takashi Ishiara, decisero di stringere l’accordo per la produzione della Arna, con questa che era una vettura abbastanza innovativa in Europa. Il 20% del lavoro utile per assemblare il veicolo sarebbe stato di derivazione nipponica, con le componenti dal Giappone che poi sarebbero state terminate in Italia.
L’Alfa Romeo Arna si presentava con una lunghezza di 400 cm, una larghezza di 165 cm e un’altezza di 137 cm, con un peso complessivo di 850 kg. Il motore che montava internamente era un 4 cilindri da 1186 di cilindrata e che dava modo di erogare fino a un massimo di 68 cavalli, garantendo così un picco di velocità di 170 km/h, con consumi di circa 6 litri ogni 100 km.
Purtroppo l’auto la bocciarono fin da subito, partendo da un design che mostrava una carrozzeria eccessivamente larga. Gli interni inoltre erano troppo simili a quelli della Nissan Pulsar N10 e la troppa differenza con il resto della gamma Alfa non aiutò. Complessivamente le vendite sul mercato furono solo 53.047 esemplari in quattro anni, un numero al di sotto delle attese. Un flop inatteso dunque per quell’Arna che legava Alfa Romeo e Giappone.
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