Doccia fredda per la Piaggio, la storica due ruote italiana ha fatto flop. Cosa è successo alla mitica Vespa
Era il 1946 quando l’ingegnere aeronautico Corradino d’Ascanio segnava la storia brevettando un veicolo che avrebbe stravolto in concetto di mobilità: la Vespa. In breve tempo quello scooterino dalle forme simpatiche e riconoscibili sarebbe diventato un vero e proprio riferimento estetico, oltre ad uno status symbol. Immortalato in celebri pellicole cinematografiche come “Vacanze Romane”, è stato inserito anche nella collezione permanente del Moma di New York e della Triennale di Milano.
L’arma vincente? Potrebbe ritrovarsi nell’intuizione originale di Enrico Piaggio che, nell’immediato Secondo Dopoguerra, volle affidarsi al genio di un esterno al mondo delle motociclette, tra l’altro con una certa avversione per le stesse, proprio per tentare la carta dell’imprevedibilità.
Pratico e facile da utilizzare, è indirizzato a tutti i tipi di utenti, compresi i meno esperti e chiunque sia provvisto anche della sola patente B. Realizzato nelle versioni più disparate, spesso coloratissimo e amante delle citazioni, come il recente omaggio a Topolino, in realtà non sempre è riuscito a mietere successi. In alcuni casi non è stato particolarmente ben accolto dal pubblico.
Per trovare il primo successo dobbiamo tornare indietro agli anni ’80. L’azienda di Pontedera voleva rinnovare il concetto della Vespa e per farlo lanciò un modello dal nome Cosa. Presentato all’EICMA del 1987, sfoggiava un cambio preciso, la frenata integrale e una buona strumentazione. Peccato che l’EBC, antesignano dell’ABS meccanico non funzionasse a dovere e che venne utilizzata troppa plastica per il gusto dei puristi. Per realizzarla furono fatti investimenti ingenti, purtroppo mai ripagati.
Non meglio è andata la T5 derivata dalla PX 125 e sempre del periodo Discomusic. Tra le sue peculiarità abbiamo il motore e i rapporti a corsa corta, il cilindro in alluminio cromato, i freni a tamburo potenziati e il cupolino in plastica sul manubrio. Le vibrazioni, gli alti consumi e le frequenti cambiate richieste ne decretarono il disastro commerciale.
Plasmata sulla base della Primavera e mostrata per la prima volta in occasione dell’EICMA 2017, la Elettrica era stata una sorta di ammiccamento alla rivoluzione delle zero emissioni. Elegante e ben costruita con il suo chassis monoscocca in acciaio, costava molto a causa delle batterie agli ioni di litio, allora ancora più onerose di oggi, ma offriva un’autonomia di meno di 100 km.
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