Anche nello sport si può morire sul posto di lavoro: drammatico incidente, era giovanissimo

Anche nello sport professionistico si può morire sul lavoro, la storia che vi stiamo per raccontare è veramente drammatica.

Non è giusto morire giovani, tanto più se questo accade mentre si fa una cosa che si ama e in un momento di grandissima crescita personale.

Tragica morte
Una morte che fa male (Bicizen.it)

La storia di oggi è di quelle che toccano il cuore e che riguardano numerosi personaggi che vi ruotano attorno. È passato un po’ di tempo, ma quel terribile incidente non lo possiamo scordare e a riguardare le immagini fa molto male ancora oggi. Un racconto tremendo di uno sport che sa regalare tante gioie, ma che a volte mette a rischio anche la tranquillità di chi lo sostiene.

Molti di voi conoscono questa storia e, siamo sicuri, tanti di voi hanno pianto quel giorno. Questo perché il ragazzo scomparso era veramente amato da tutti e ha lasciato un vuoto impossibile da colmare. Senza considerare poi, che era un talento straordinario e un professionista esemplare che avrebbe potuto fare tranquillamente la storia di questo sport. Una storia che però, purtroppo, si è interrotta sul più bello.

Una tragica morte

Il 23 ottobre del 2011 a Sepang è accaduto qualcosa di inspiegabile, inaccettabile, doloroso e impossibile da dimenticare. Quel giorno lì si è spento il pilota di MotoGp di Cattolica Marco Simoncelli ad appena 23 anni.

L’incidente mortale arriva durante il Gran Premio della Malesia quando durante il secondo giro il ragazzo, alla curva 11, perde il controllo della sua moto e finisce a terra. Prova a rialzarsi finendo investito dai colleghi che giungevano dietro di lui e che non hanno avuto modo di fermarsi. Un impatto violento che lo porta alla morte per traumi multipli alla testa, al collo e al torace.

Pilota muore
La morte di Marco Simoncelli (ANSA) Bicizen.it

Di quella storia ci rimane l’amaro in bocca di un ragazzo per bene, talentuoso e molto amato che ha lasciato il mondo troppo presto. A testimonianza dell’affetto nei suoi confronti possiamo specificare che il 27 ottobre 2011 c’erano ben 25mila persone al funerale nella chiesa parrocchiale di Coriano, il suo paese d’origine. Il corpo viene cremato e le ceneri sono conservate dalla famiglia.

Sempre più spesso si è deciso di ricordare questo giovane ragazzo consapevoli di trovarci di fronte a una piccola leggenda, a un uomo di grandissimo spessore che oltre a mancarci avrebbe potuto dare molto sia allo sport che al paese in generale perché nei suoi occhi si leggeva quella purezza che in pochi davvero hanno.

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