Oggi vi raccontiamo un episodio che ha scatenato molte polemiche, quello della morte di una celebrità molto famosa finita contro un albero con la sua auto.
Le immagini dell’epoca sono davvero agghiaccianti e la fine è stata polemica per via della velocità con cui questi guidava il mezzo.
L’artista era a bordo di una Facel Vega FV3B, ma non guidava lui, si trovava presso Villeblevin vicino a Sens in direzione Parigi. Il conducente perse il controllo del mezzo improvvisamente perché guidava a una velocità troppo sostenuta, si parla di addirittura 140 km/h in rettilineo e andò a schiantarsi contro un gigantesco platano.
L’artista morì sul colpo, mentre il conducente morì in ospedale sei giorni dopo, le due persone sedute dietro si salvarono e raccontarono che durante la corsa, prima dell’impatto, sentirono un fortissimo rumore come quello di un cedimento strutturale della stessa autovettura che portò a molte polemiche.
Si avanzarono ipotesi di un attentato del KGB che non gradiva l’atteggiamento dell’uomo pronto a denunciare più volte l’invasione sovietica dell’Ungheria e per un discorso fatto in favore di uno scrittore dissidente. L’incidente venne imputato però come dovuto al blocco di una ruota o al cedimento di un asse e per l’eccessiva velocità. Da altri scritti però emerge il sospetto che fossero stati manomessi gli pneumatici.
Ma di chi stiamo parlando? Andiamo a scoprirlo.
Il tragico incidente
Il protagonista del tragico incidente che vi abbiamo raccontato è il famosissimo scrittore Albert Camus che era diventato, all’epoca della sua morte, avvenuta il 4 gennaio del 1960 quando questi aveva 47 anni, divenuto un personaggio scomodo.
Nato a Mondovi il 7 novembre del 2013 riuscì a vincere il Premio Nobel per la Letteratura nel 1957 e con le sue opere riuscì a descrivere la sua epoca con schiettezza e freddezza dall’avvento dei totalitarismi nella Seconda Guerra Mondiale all’inizio della Guerra Fredda.
Passò alla storia anche per fredde e intelligenti riflessioni filosofiche che tramutava in immagini letterarie con sapiente finezza e intelligenza. Analizzava l’animo dell’uomo di fronte all’esistenza e alle difficoltà che questa comprendeva e governava. Era un uomo al di là degli altri, che vedeva lungo e sapeva cogliere numerosi aspetti. La sua era dunque una scrittura che per alcuni poteva risultare decisamente scomoda.
Non sappiamo se il suo fu un incidente o se fu ucciso, fatto sta che ancora oggi, 64 anni dopo, rimangono i dubbi per le dinamiche alquanto inquietanti e di fatto difficili da giustificare sotto ogni punto di vista.