Niente da fare, arriva l’ufficialità riguardo questa decisione. La prossima generazione di Tesla dovrà farne decisamente a meno.
L’apporto del marchio Tesla alla produzione dell’automobile elettrica, un settore che il dirigente Elon Musk e il suo team possono ben vantarsi di aver rivoluzionato in modo mai visto prima in tanti modi, è indiscutibile: la casa americana, tra le tante innovazioni, ha portato il concetto di Gigafactory anche qui in Europa. Famoso l’impianto produttivo situato in Germania che, proprio nei mesi scorsi, ha pure subito un attentato da parte di alcuni ambientalisti.
Anche se criticate appunto da molti ambientalisti radicali, le Gigafactory di Elon Musk sono sicuramente degli impianti rivoluzionari in cui si riescono a produrre a ritmo serrato migliaia di automobili, al punto che Tesla può ben permettersi di abbassare i prezzi senza perdere denaro rispetto alla concorrenza e soprattutto produce così tante vetture che gli inventari sono tuttora da smaltire.
Un processo di produzione perfetto insomma. O almeno, questo è ciò che sembrava. L’ultima notizia, infatti, mette in discussione questo sistema di lavoro tanto efficiente ed apprezzato che potrebbe subire una sonora battuta d’arresto nei prossimi mesi, come emerge dalle ultime fonti vicine alla casa produttrice americana. Ma andiamo a vedere direttamente il cuore del problema.
Naturalmente, ogni impianto utilizzato in una Gigafactory è un prodotto speciale, costruito ad hoc da un’azienda specializzata nel settore e tra i macchinari più impressionanti ideati da Tesla e richiesti tra l’altro ad una compagnia nostrana – l’italiana Idra – troviamo anche la Giga Press, una macchina per pressare l’alluminio capace di erogare una forza che si aggira tra i 55.000 e 61.000 kilonewton, un’eccellenza del campo.
Secondo un’inchiesta di Motori su Motori però questo rivoluzionario macchinario tra l’altro orgoglio di noi italiani potrebbe non fare parte del futuro del marchio. La produzione di vetture meno costose come la Tesla Model 2 o il tanto discusso Robotaxi, in arrivo ad agosto almeno in via ufficiosa, richiederebbe impianti produttivi che costano un investimento iniziale meno corposo. Le Giga Press infatti sono piuttosto costose ed impiegano tempo per ripagarsi da sole con la vendita di vetture.
Una strategia su più fronti che Tesla sembra aver adottato a partire dai tagli sul personale – l’intera dirigenza del settore Supercharger è andata a casa in queste ore – e che ora arriva a toccare anche i sistemi produttivi. Per stampare i telai in acciaio delle prossime automobili, Musk potrebbe quindi rivolgersi ad altre aziende che producono macchine più economiche e meno specializzate. Un duro colpo, per i suoi fornitori.
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