Per coloro che hanno deciso di indirizzarsi verso le vetture elettriche e per chi invece ne è già un convinto sostenitore è giunta una notizia che di certo non farà piacere.
Avvicinare la popolazione dei guidatori alla sponda dell’elettrico non è stato finora un compito semplice. I costi delle vetture green e le necessità di ricarica e quindi autonomia limitata della batteria della vettura sono stati i temi di dibattito principali, a tal punto che la preoccupazione delle aziende è stata quella di garantire automobili capaci di percorrere quanti più km possibili prima di una necessaria sosta, di modo tale da convincere sulla bontà dell’investimento.
Tuttavia per ciò che concerne i costi restano molto problemi, che rallentano il passaggio dal motore tradizionale alle vetture elettriche. In Italia, infatti, i costi di ricarica alle colonnine pubbliche sono ancora piuttosto elevati e i dati attuali circa i prezzi sono destinati anche all’aumento. Innanzitutto, infatti, è stato eliminato uno dei principali comfort ovvero l’abbonamento all-inclusive. Questo permetteva di contare su una spesa fissa al mese per ottenere elettroni in quantità illimitata.
I fornitori si sarebbero però che non sia la soluzione per loro più conveniente e quindi a poco a poco sarebbero passati alle tariffe pay per use, eliminando quelle flat. Esclusi i possessori di Tesla, che hanno a disposizione le ricariche della catena Supercharger, ed esclusi i pochi che posseggono la wall-box, il tema dei costi sta diventando molto serio. Un automobilista da solo non ha nessun potere contrattuale verso i fornitori.
Auto elettriche, in Italia sta diventando un problema serio: gli utenti sono allarmati
Una delle prime soluzioni che gli utenti avevano provato a immaginare è stata il gruppo di acquisto. Vale a dire comprare all’ingrosso l’energia per risparmiare sul prezzo finale, ma in Italia non esistono basi solide per avanzare con una segnalazione all’Antitrust, siccome per ora le aziende conservano il diritto di imporre i prezzi liberamente in un mercato libero e concorrenziale. Il requisito che resiste è quello della trasparenza. Difficile però contenere la rabbia per gli oltre 200mila italiani già “green”, se i prezzi si paragonano con quelli di Spagna, Slovenia e Germania.
Tuttavia la stessa suddivisione sul territorio italiano delle colonnine non è soddisfacente, ad oggi. Ce ne sono circa 27.000 per 54.000 punti di ricarica, inoltre il 22% è scollegato alla rete per problemi burocratici non meglio precisati. Servono investimenti dei piani alti per installarne di nuove e promuovere così ulteriormente lo sviluppo del mercato della mobilità elettrica. Secondo il Piano Nazionale, entro il 2025 ne saranno impiantate altre 21.400 di colonnine di ricarica sia veloce che ultraveloce. Ciononostante ancora non sono apparsi i bandi non ci sono ancora e ciò getta ulteriormente nello sconforto. È un allarme.