Il restomod colpisce ancora. Ecco come un noto laboratorio italiano ha dato un nuovo look ad un celebre bolide francese.
E’ un fenomeno che sta prendendo sempre più piede. E’ il restomod. La pratica di rivisitare in chiave moderna modelli di auto che hanno fatto la storia. Nel nostro caso, dietro all’elaborazione c’è Erre Design Studio, costola della torinese Erre Company, nata nel 2013 e specializzata nella consulenza ingegneristica. A dare vita ai gioielli un’equipe di lavoro formata da una ventina di progettisti e coordinati da Hernan Charalmbopoulos.
L’ultima produzione porta un nome che i più scaramantici certamente guarderanno con scetticismo. La Tredici è stata concepita con la volontà di mantenere la sostanza dell’originale unita alla tecnologia all’avanguardia.
L’Italia fa rivivere una mitica auto francese, com’è andata
La base è la mitica Alpine Renault A310, una vettura targata anni ’70 che pur rimanendo aderente ai dettami dell’epoca adottando linee spigolose seppe distinguersi, con proporzioni totalmente nuove e volumi incastrati in un modo unico, vero punto di forza di una macchina che resterà nel cuore degli appassionati delle quattro ruote.
Come spiegato dal patron dell’azienda Rosario Radice l’inedita concept car è figlia della passione per ciò che affascina e di una squadra composta da designer e oltre cento persone tra ingegneri e tecnici capaci di rispondere a tutte le esigenze che possono emergere quando si tratta di progetti tanto complicato. E guardandola l’amore per questo modello nello specifico emerge tutto.
Prima di immergerci nei dettagli della ristrutturazione, cerchiamo di capire perché l’automobile della Losanga lascia ancora oggi a bocca aperta. Presentata al Salone di Ginevra del 1971, riprendeva alcuni tratti della vecchia A110, quindi il motore a sbalzo inserito nel posteriore e lo chassis a longheroni. Per quanto riguarda il propulsore, prima provvista di un 1600 a quattro cilindri, venne in seguito equipaggiata con un V6 di concezione PRV da 150 cv. Frontalmente si faceva notare per i gruppi ottici separati, mentre i freni erano a disco autoventilati. Spostandoci sulla performance, dando il massimo gas si raggiungevano i notevoli 225 km/h, motivo per cui poteva competere senza problemi con quella che venne definita la sua rivale numero uno, la Porsche 911, simile tra l’altro nella costruzione, e pure con la 924.
A dispetto di quanto ci si potrebbe immaginare era una 2+2, ciò significa ideale anche per spostarsi in famiglia. Una scelta che i puristi delle sportscar dovettero accettare ma non senza perplessità. Il richiamo per le corse sarà comunque sempre forte, tanto da dare battaglia nei rally, fino alla consacrazione nella serie nazionale avvenuta nel 1977.
Ma veniamo ora all’opera Lunga 4,15 metri, larga 1,76 metri e alta 1,1 metri, la Tredici è sportiva nello spirito ed elettrica nel cuore. Rispetto alla struttura di ispirazione ha una carreggiata più ampia di 130 mm e i cerchi adoperati sono da 19 pollici. Interessante è la divisione in due blocchi sovrapposti e di dimensioni differenti che riprende una delle peculiarità della A310, ossia la posizione delle ruote, ora, ancora più esterna. Ne deriva dunque un’impostazione volta a convogliare l’idea di potenza, che emerge chiaramente anche ad un occhio non attento o esperto.