Possiamo definirla una vera e propria strage di ciclisti quella che è avvenuta a seguito dei controlli antidoping durante una gara in Spagna.
Durante il popolarissimo evento ciclistico, svoltosi lo scorso sabato nel comune di Alicante di Villena e dintorni, una “brutta” notizia ha allarmato e non poco, i corridori. I centottantanta partecipanti, impegnati nella corsa che prevedeva un percorso di 91 chilometri e 1273 metri di dislivello, sono stati sorpresi da un annuncio inaspettato e sicuramente non gradito. Ma vediamo insieme quello che è successo.
Il ciclismo, come d’altronde tutti gli sport, dovrebbe essere una disciplina esemplare, un’attività da svolgere con la massima serietà e soprattutto nella maniera più onesta e pulita possibile. Purtroppo però non sempre è così, specialmente quando questa diventa vera e propria competizione e gli interessi puramente sportivi s’intrecciano con quelli politici ed economici. E’ quello che succede sempre più spesso, atleti di alto livello che pur di mantenere un elevato grado di prestazione e di fama, scendono a compromessi, nella maggior parte delle volte, deleteri.
Può uno sport …….essere dannoso?
Quanto accaduto durante una gara amatoriale in Spagna, è proprio la dimostrazione di come uno sport malato può rischiare di danneggiare se stessi e chi sta intorno. Andiamo a scoprire nei dettagli quello che è successo.
Sembra incredibile ma solo 52 dei cento ottantadue corridori iscritti alla gara, sono riusciti a tagliare il traguardo. Ben centoventotto ciclisti hanno infatti abbandonato la corsa, nel momento stesso in cui gli agenti del Celad, la commissione spagnola per la lotta al doping nello sport, ha annunciato l’intenzione di effettuare controlli al traguardo. E’ bastato il diffondersi di questa notizia, a spingere la maggior parte dei partecipanti a ritirarsi immediatamente. La cosa più brutta e deludente è stato il susseguirsi di motivazioni campate in aria, chi sosteneva di aver forato, chi simulava una caduta rovinosa, insomma banali stratagemmi per giustificare l’improvviso abbandono.
Sull’accaduto, non ha mancato di esprimersi il secondo classificato della corsa Alvaro Marzà che, riferendosi ad una pubblicazione in cui si leggeva “il controllo antidoping equivale a forature e ritiri”, ha dichiarato che “non è formula matematica, ma è pura realtà” chiedendo di prendere seri provvedimenti contro quello che lui stesso ha definito “uno scherzo”. D’altronde è risaputo che il doping equivale ad una scorrettezza che avvantaggia i ciclisti sleali ai danni di coloro che invece gareggiano lealmente, senza tralasciare il fatto che può avere gravi conseguenze per la salute degli sportivi stessi.
Insomma, alla luce di quanto accaduto, non resta che augurarci che ci sia una maggior presa di coscienza mirata a mantenere lo sport integro e a proteggere e tutelare la salute degli atleti.