Tre famosi marchi costruttori di automobili sono andati incontro ad uno stop: ma cosa è successo? La normativa non gli ha lasciato scelta.
Brutto periodo per tre grandi produttori di automobili famosi anche in Italia che hanno visto di fatto bloccata l’importazione – e di conseguenza la vendita – di migliaia di loro automobili su un mercato fondamentale per i loro ricavi. Ma cosa sta succedendo, esattamente? La situazione si è messa male per la presunta violazione di una normativa.
Facciamo un passo indietro: i brand in questione, Porsche, Bentley ed Audi – tre nomi di primo piano sul panorama – si sono visti presi in mezzo in quello che è un vero e proprio scontro diplomatico tra USA e Cina, una delle tante fasi di quella che sotto un certo punto di vista è una guerra “etica” ma prima di tutto, una lotta commerciale senza quartiere.
Stando a quanto riporta Il Sole 24 Ore le tre case sarebbero penalizzate riguardo le loro importazioni negli States a causa della presunta violazione di un emendamento riguardo il lavoro forzato che riguarda proprio la Cina. E come può essere, dato che parliamo di case costruttrici europee? Presto detto, i tre brand hanno infatti un rapporto molto stretto con il Dragone.
Lo stop alle importazioni di un migliaio circa di vetture prodotte dai tre brand deriva dal fatto che il marchio Volkswagen, almeno secondo le accuse americane, avrebbe prodotto alcuni componenti elettronici montati sulle vetture che non possono ora essere scaricate nei porti statunitensi nella regione dello Xinjiang dove sarebbero avvenute violazioni dei diritti umani.
La Volkswagen che è anche il gruppo di riferimento dei tre marchi opera con il partner cinese SAIC nell’area che è soggetta ad un bando da parte di Washington per il fatto che ci sono gravi sospetti che la minoranza musulmana degli Uiguri, popolazione locale sottoposta a persecuzioni e – a quanto pare – sfruttata per il lavoro coatto dalla manovalanza cinese locale. Una legge del 2021 degli Stati Uniti vieta infatti ai prodotti sospettati di far parte di questa forma di schiavitù moderna di arrivare nel paese.
Ora, chiaramente il brand tedesco non è stato accusato di aver partecipato a tutto ciò. Avendo però prodotto ed importato i componenti in questione da aziende cinesi, gli USA hanno proibito tassativamente l’ingresso di queste vetture nel paese con la casa che avrebbe accettato il bando preparandosi a sostituire i componenti “incriminati” anche se costerà una bella spesa.
Un bello smacco per un gruppo industriale che sta cercando proprio di rafforzare la sua posizione negli USA. Quello degli Uiguri è considerato un vero “genocidio culturale” con le associazioni no profit che accusano la Cina di aver detenuto un milione di questi cittadini nei cosiddetti campi di rieducazione.
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