Inflessibili i vertici del Circus, il team non potrà gareggiare in Formula 1: ecco cosa è successo nelle ultime ore
La Formula 1, si sa, è uno sport elitario, in cui vigono dinamiche e regole abbastanza rigide, nonché standard altissimi. L’ultima dimostrazione è arrivata nelle scorse ore, con una decisione ufficiale destinata a far discutere appassionati ed addetti ai lavori. Cosa è successo? Riavvolgiamo il nastro.
Circa un anno fa, la FIA rese noto di aver avviato un processo atto ad identificare candidati all’ingresso nel campionato di Formula 1. Nello stesso comunicato, la Federazione elencò gli standard richiesti ai potenziali nuovi team, pretendendo nell’ordine: un alto livello di risorse tecniche, la capacità nel reperire e mantenere fondi sufficienti alla partecipazione nel Mondiale ed un’esposizione circa come si intende gestire la sfida della sostenibilità e come si intende raggiungere un impatto netto di CO2 pari a zero entro il 2030.
I team a presentare richiesta nelle settimane successive furono quattro, ma soltanto uno, qualche mese dopo, si è visto concedere dalla Federazione il certificato di idoneità. Si tratta di Andretti Autosport, compagine americana di proprietà di Michael Andretti, figlio di Mario campione del mondo nel 1978.
Dopo l’approvazione della FIA, la squadra statunitense è dunque passata al secondo grado di selezione, quella al cospetto di vertici della Formula 1 (FOM). Questi ultimi avevano pochissimi margini per cambiare il verdetto dell’istituzione guidata da Ben Sulayem. Eppure, nelle scorse ore, la decisione è stata nettissima.
Andretti Autosport non potrà correre in Formula 1, almeno per il momento. Gli uomini della FOM hanno infatti bocciato la candidatura del team americano motivando la loro scelta in una lunga nota ufficiale. Eccone un piccolo estratto: “Il nostro processo di valutazione è giunto alla conclusione che la presenza di un 11° team non apporterebbe, di per sé, valore al campionato. Il modo più rilevante in cui un nuovo iscritto potrebbe apportare valore è essendo competitivo. Non crediamo che il candidato potrebbe essere un concorrente competitivo“. Questo anche perché Andretti avrebbe dovuto debuttare in Formula 1 utilizzando un motore fornitogli da un altro costruttore, non avendone ancora prodotto uno di sua proprietà. Fattore non di poco conto nell’ambito della valutazione della forza competitiva di un team.
Peraltro, il tutto sarebbe avvenuto ad un solo anno da un drastico cambio regolamentare che riguarda proprio le power unit (2026). “Andretti propone, in qualità di costruttore alle prime armi, di progettare e costruire un’auto secondo i regolamenti del 2025 e poi, l’anno successivo, di progettare e costruire un’auto completamente diversa secondo i regolamenti del 2026. Il fatto che Andretti proponga di farlo ci dà motivo di dubitare della sua comprensione della portata della sfida. Su questa base, non riteniamo che il Richiedente possa essere un partecipante competitivo“, si legge nella nota.
Appresa la notizia, Mario Andretti ha affidato ad “X” la sua delusione per la dura batosta appena incassata: “Sono distrutto. Non dirò nient’altro perché non riesco a trovare altre parole a parte devastato“. In ogni caso, Andretti potrebbe fare un nuovo tentativo in ottica 2028, anno entro il quale Cadillac – partner ufficiale della squadra americana – spera di riuscire a realizzare una power unit per la Formula 1.
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