La bici può essere anche un mezzo solidale e lo dimostra la storia che vi raccontiamo oggi. Fare 2500 km in bici per i bambini malati di tumore è una missione che solo i coraggiosi possono sostenere.
Vi chiederete cosa c’entra un bambino che soffre di un male così duro con una due ruote che pedala per migliaia di chilometri. Il discorso è molto più profondo di quello che pensate.
Tutto nasce a opera del reparto di Oncoematologia pediatrica di Brescia con protagonista il progetto “Scalo Sogni” di Ettore Campana. Si tratta di un viaggio di 2500 km in bici con 33 vette raggiunge sci ai piedi proprio nel bel mezzo delle Alpi e nella stagione più fredda di tutto l’anno. Si tratta di un progetto interessante che presto potrebbe coinvolgere anche tanti altri ospedali.
I motivi però non vogliamo svelarveli subito, invitandovi a riflettere su come lo sport possa essere importante per la vita e per tutto quello che vi ruota attorno. Di sicuro questo speciale reparto e le persone che vi lavorano hanno mandato un messaggio forte e netto. Andiamo ad analizzarlo più da vicino.
A spiegare l’impresa del progetto Scalo Sogni è lo stesso Ettore Campana come riportato da IlDolomiti.it: “Quest’avventura è stata dedicata ai bambini ricoverati nel reparto di Oncoematologia pediatrica di Brescia, l’obiettivo era trasmettere loro i valori di tenacia, la voglia di vivere, la speranza e per incoraggiarli a non mollare mai”.
Aggiunge: “A ogni vetta raggiunta facevo sventolare bandierine che i bambini avevano firmato, portando in alto i loro sogni di guarigione”.
Si tratta sicuramente di una storia molto commovente e che fa capire come si possa fare qualcosa per chi soffre, oltre alle necessarie cure mediche. Un messaggio lanciato a tutto il paese che ci permette di capire come a volte un braccio teso può valere più di tanti soldi donati.
La speranza è che questo gesto verrà presto replicato da chi vuole aiutare i malati a ritrovare speranza in momenti in cui tutto sembra finito. E anche per le famiglie di quei pazienti che oggi devono affrontare la battaglia più complicata della loro vita. Un gesto per mostrare quanto è bella la vita e quanta umanità in realtà c’è in un mondo che viene descritto sempre e solo per guerre e tragici episodi.
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