Il Motorsport è pieno di storie di giovani che hanno sfiorato il sogno di correre in Formula 1. La scomparsa di un ex pilota italiano ha colpito anche un ex boss del circus.
Il mondo delle corse è così eccitante perché, come un libro, si arricchisce nel corso del tempo di storie e personaggi. Sfogliando i capitoli di un’epoca passata, ci rendiamo conto che un tempo i piloti erano dei veri e propri eroi. Negli ’70 si correva su vetture pericolose, senza aiuti alla guida o sistemi di sicurezza avveniristici.
Bastava un piccolo errore e ci si poteva trovare contro un albero o un muro. Nei circuiti non vi erano protezioni, come quelle attuali. Occorreva essere fortunati per sopravvivere. Non a caso tutti i piloti, a prescindere dalla categoria, venivano chiamati i “Cavalieri del rischio”. Di sicuro, nel Motorsport esistono categorie più rischiose di altre, anche in epoca moderna. Va anche ricordato che in passato, tanti driver hanno lasciato un segno, anche grazie ad una personalità molto forte.
Era un sogno riuscire a calcare la griglia dei migliori driver al mondo, anche solo per una domenica. Lo spettacolo era imperdibile e molto più accessibile rispetto ad oggi. I tifosi potevano raggiungere i circuiti ed avere un contatto diretto con i piloti. Purtroppo, tante cose sono cambiate e anche i ragazzi che lottano nelle categorie minori, a volte, sembrano irraggiungibili ai fans. Sarà per questo che sono soprattutto i campioni del passato a toccare così tanto gli appassionati quando, purtroppo, succede qualcosa come ciò di cui stiamo per parlarvi.
Tutti i piloti hanno lasciato la loro impronta, anche quelli che hanno solo sfiorato il circus. Il loro animo temerario, unito ad un talento straordinario, li portava a rischiare la vita per un traguardo. Le monoposto degli anni ’70 e ’80 erano estreme. Non c’era l’halo e la miriade di protezioni dei bolidi attuali. Per riuscire ad entrare nell’élite della F1 occorreva tanto cuore, un piede pesante e anche l’aggancio giusto. Ci andò molto vicino il driver brianzolo Alberto Colombo, scomparso nelle ultime ore all’età di 78 anni dopo una lunga malattia.
L’atleta venne ribattezzato, in F3 e F2, il ‘Capellone’ per una folta chioma riccia. L’ex driver nato a Varedo nel 1946, mise subito in mostra un grande talento nelle categorie minori, arrivando al successo nel campionato di Formula 3 Italiana nel 1974. Il suo carattere e il suo look non passarono inosservati. Gian Carlo Minardi, fondatore della Minardi oggi nota come Alpha Tauri, gli ha infatti dedicato un toccante post sui social.
Il pilota lombardo si fece valere anche in Formula 2 Europea nel 1975. Nell’abitacolo della March-BMW, appartenente al team Trivellato Racing, conquistò un totale di 2 punti tra il 1975 e il 1976, per poi fare un bel balzo in avanti nel 1977. In Formula 2 Italiana, infatti, conquistò il titolo di vice-campione, alle spalle di Riccardo Patrese. Era un momento positivo per il nostro sistema e per tutti i driver italiani. Colombo ebbe la grande chance di debuttare nel circus nel 1978.
Gunther Schmidt, titolare dell’ATS, gli propose il volante di Jean-Pierre Jarier in Formula 1. In sostituzione del driver francese, Colombo esordì nel team tedesco in occasione dei GP del Belgio e di Spagna. Debuttarono 7 piloti diversi nella squadra teutonica in quella stagione, ma l’italiano non riuscì a qualificarsi allo start dei GP. La vettura non era competitiva. Merzario gli diede una seconda possibilità, chiamandolo nel suo team, per il GP d’Italia a Monza. Anche in quel caso, non riuscì a prender parte al GP per la mancata qualificazione. Il sognò di vedere la bandiera scacchi in F1 svanì. Riposa in pace Alberto.
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