Il diesel fa sempre parlare molto di se, e anche questa volta è andata così. Non c’è niente di positivo di cui discutere, però.
I motori diesel sono sempre stati fra i più apprezzati in assoluto sulla piazza, anche se il loro futuro sembra sempre più incerto ogni giorno che passa. Si avvicina infatti il 2035, data fatidica per l’addio ai motori termici così come li abbiamo conosciuti che potrebbero lasciare per sempre il posto ad alternative più ecologiche.
Poche le chance di poterli considerare protagonisti dell’universo dell’automotive che verrà, anche se le case costruttrici rimangono ‘affezionate’ non poco a questi propulsori che tanto hanno fatto per il settore delle quattro ruote e che tanto ancora possono dare in tal senso.
Certo, l’argomento che ci porta a parlarne oggi non è proprio positivo, dobbiamo essere sinceri, a causa di una vicenda legata a Cummins, produttore statunitense di motori e fornitore del Gruppo Stellantis. Approfondiamo la vicenda nelle prossime righe.
Cummins nel mirino: ecco cosa è successo
Cummins dovrà versare 1,7 miliardi di euro a causa di una vicenda estremamente delicata e che non è passata per niente sotto traccia. Ci riferiamo alle accuse legate alla presenza di dispositivi capaci di sfuggire ai controlli sulle emissioni in diverse centinaia di migliaia di motori per pick-up. La decisione è stata comunicata venerdì direttamente dal Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti d’America.
E’ la più grande sanzione civile mai applicata per una violazione del Clean Air Act – legge che impone agli impianti produttori di veicoli e motori di rispettare precisi standard sulle emissioni – ed è stata riservata al costruttore con sede a Columbus in Indiana. L’accusa è la seguente: inserimento nei motori di dispositivi o componenti che consentono l’aggiramento dei controlli sulle emissioni di CO2. Cummins ha sentenziato sulla vicenda: “Non ci sono prove di cattiva condotta non ammettendo alcuna irregolarità”. Sono stati richiamati i modelli Ram 2500 e 3500, inoltre è stato avviato un richiamo per tutti gli altri veicoli che presenterebbero questi dispositivi.
Previsti fino a 2 miliardi di dollari da pagare per l’azienda a fronte degli accordi messi in atto – ma andranno approvati in tribunale – mentre si attende che la vicenda giudiziaria abbia il suo corso. Merrick Garlan, procuratore generale, ha spiegato che “Secondo le nostre prime stime, i dispositivi manipolatori presenti in alcuni motori dell’azienda hanno generato un’eccessiva emissione di tonnellate di ossidi di azoto”.
Il pagamento che Cummins dovrà effettuare al Governo degli Stati Uniti e allo Stato della Califronia rappresenta la seconda multa ambientale più consistente mai registrata in assoluto. Praticamente è superata soltanto dall’acordo con BP avvenuto nel 2015, legato al disastro della fuoriuscita di petrolio della Deepwater Horizon: in quel caso, però, parliamo di 20 miliardi $.