Nuovo capitolo giudiziario nella vicenda che ha visto Volkswagen salire sul banco degli imputati: è arrivata l’ultima sentenza
Una mazzata per Volkswagen, ma ancora di più per migliaia di automobilisti italiani. Perché è arrivata la sentenza che tutti aspettavano e ci saranno anche i risarcimenti da parte del colosso tedesco, però decisamente minori rispetto alle attese.
Una storia che va avanti da almeno 8 anni, quella che è stata ribattezzata come Dieselgate. A portarla allo scoperto nel 2015 infatti fu l’EPA, cioé l’Agenzia statunitense per la protezione ambientale, notificando al Gruppo Volkswagen un avviso di violazione della legislazione sulla tutela della qualità dell’aria.
Dopo una lunga indagine ed esami approfonditi, fu rilevato con certezza che il colosso tedesco aveva fatto una modifica importante sui motori diesel TDI. In pratica potevano attivare i sistemi di controllo delle loro emissioni solo durante i test di omologazione.
Così riuscivano a superare senza problemi gli esami, perché i valori erano in linea con quelli delle norme sulle emissioni. In realtà però ne producevano in quantità molto superiore, anche fino a 40 volte superiori rispetto ai valori fatti registrare nei test. Una frode che ha toccato 11 milioni di veicoli in tutto il mondo, Italia compresa.
Tre anni fa l’Amministratore Delegato di Audi, Rupert Stadler, era stato arrestato dalla polizia tedesca su mandato della Procura di Monaco di Baviera per il rischio di occultamento di prove. Era già comunque indagato per le presunte responsabilità sui software truccati dei motori diesel. Ma soprattutto Volkswagen era stata costretta ad ammettere l’operazione fraudolenta sui motori TDI, pagando anche 18,5 miliardi di dollari di multe negli Stati Uniti.
Volkswagen, la sentenza definitiva: colpevole ma con uno sconto e gli italiani restano muti
Da quando la notizia dello scandalo Dieselgate si è spara in tutto il mondo, sono partite anche le cause degli automobilisti che evidentemente erano stati ingannati. Qualcuno ha agito in proprio, la maggior parte invece con delle Class Action che in questi casi hanno anche più peso specifico in tribunale.
In Italia più di 63 mila proprietari italiani di modelli Volkswagen e tutti i marchi associati avevano aderito alla causa promossa da Altroconsumo che ha appena scritto un altro capitolo importante. In primo grado era arrivata la condanna per l’azienda tedesca che avrebbe dovuto risarcire ad ognuno 3.300 euro: 3.000 per il danno patrimoniale e 300 per il danno morale.
Soldi che sarebbero andati a chi aveva acquistato un modello diesel tra il 15/8/2009 e il 26/9/2015. La metà di quella cifra, quindi 1.650 euro se l’aderente alla causa invece avesse acquistato un veicolo usato oppure rivenduto il suo mezzo in quello stesso periodo.
Ora però la Corte di appello di Venezia, alla quale si erano rivolti i legali di Volkswagen, ha riformato la sentenza accogliendo in parte il ricorso. La cifra complessiva è passata quindi da 180 milioni di euro a 19 milioni e quindi ogni automobilista sarà risarcito con 300 euro
La Corte d’appello ha stabilito che Volkswagen non deve rimborsare il ‘danno patrimoniale’ perché lo ha fatto con la campagna di richiamo sui veicoli. Ma soprattutto non è stata registrata una perdita di valore dei veicoli sul mercato dell’usato. Finita qui? In realtà no, perché dopo le motivazioni da parte della Corte d’appello, Altroconsumo potrebbe procedere in Cassazione.