La decisione per gli Euro 7 infine sembra proprio essere arrivata. Si conclude in maniera a tratti inaspettata.
L’automobilismo è un mondo completo e difficile da comprendere. Ha una serie di meccanismi incorporati che vanno decisamente oltre ogni mera caratteristica tecnica, meccanica ed estetica.
Parliamo di fattori commerciali e di marketing, ad esempio, oppure sulla visione del presente e soprattutto del futuro che ogni azienda deve tenere in considerazione. E non solo le aziende. Già, perché questo genere di risposte – tutte ancora da ottenere nella pratica e non solo nella teoria – devono essere gestite anche dalla politica.
Quest’ultima ha un ruolo chiave, e la transizione elettrica del 2035 ne sembra essere una importante dimostrazione. In tal senso, peraltro, qualcosa sembra essere cambiato nelle ultime ore. Una sorta di passo indietro davvero molto inaspettato.
Automotive, cambiamento incredibile: ecco cosa è successo
Il Parlamento Europeo, molto recentemente, ha discusso dei nuovi standard per le emissioni Euro 7. L’assemblea ha approvato una proposta chiamata pochi giorni fa dalla Commissione ambiente, Sanità pubblica e Sicurezza alimentare. Adesso il tutto sarà sottoposto all’esame e alla votazione di una complessa procedura di negoziati tra Parlamento, Commissione e Consiglio Europeo.
Quanto sta accadendo porterà quasi sicuramente al posticipare del nuovo standard ambientale di almeno due anni rispetto ai tempi indicati dalla Commissione. Un esito che fa certamente felici i marchi automobilistici, un po’ meno l’ambiente.
Quanto discusso è un compromesso fra Commissione Europea e Consiglio Europeo. Per quanto riguarda i tempi di applicazione, la norma anti Euro 7 viene rinviata di almeno due anni per le automobili e di 4 per i mezzi pesanti. Lo ha spiegato l’eurodeputato di Forza Italia-Gruppo PPE Massimiliano Salini.
Cos’è l’Euro 7 e perché è stato rinviato il procedimento
La normativa Euro 7 prevede l’aggiornamento dei limiti attuali per le emissioni di scarico e introduce nuove misure per ridurre le emissioni di pneumatici e freni e aumenta la durata della batteria. Come detto, però, non lo farà a breve. Ma perché? Quanto richiesto dall’UE, tanto per cominciare, appariva decisamente restrittivo.
Soprattutto per quanto riguarda i motori a diesel e benzina. Molti governi e costruttori, ma anche associazioni, non hanno accettato di buon grado una decisione che avrebbe danneggiato non poco l’intero settore automotive. Molti posti di lavoro sarebbero stati tagliati, e le aziende non avrebbero potuto dare una svolta produttiva al 100% elettrica e sostenibile.
O, almeno, non in tempo utile. Ad aver accumulato maggiore timore sono state proprio le tempistiche richieste. Per molti marchi automobilistici erano ai limiti del realizzabile, e così molte cose sono state riviste. Tanto che, di tutta risposta, l’Unione Europea si è resa protagonista di un importante dietrofront. Non è ancora detta l’ultima parola, ma di certo la situazione è cambiata radicalmente rispetto a qualche mese fa.