Un ex calciatore di Serie A ha ammesso di essere in difficoltà da anni a causa di un problema che ha cambiato drasticamente la sua vita. Non c’è alcuna vergogna nel chiedere aiuto.
Si tende spesso a pensare che i protagonisti della nostra Serie A siano dei privilegiati, senza problemi di alcun tipo da dover affrontare. Questo può essere vero grazie agli ingaggi altissimi che hanno la possibilità di percepire e che potrebbero permettere di garantire una sicurezza ai figli e non solo, ma non li rende certamente esenti dal dover affrontare situazioni difficili nella loro vita privata.
Basti pensare ai problemi fisici, che alcuni hanno scoperto di avere anche in modo inaspettato (uno degli ultimi casi è, ad esempio, quello di Stefano Tacconi, che ora sta meglio dopo più di un anno in ospedale), ma anche a malesseri che possono riguardare i loro familiari più stretti.
Non sono pochi i giocatori protagonisti della Serie A, compreso chi ha ormai appeso gli scarpini al chiodo, che si sono ritrovati a dover subire un lutto importante, che li ha segnati profondamente. Il più terribile tra questi è certamente quello che si verifica quando si subisce la perdita di un figlio, proprio perché ritenuta contro natura. Non c’è molta differenza se questa avviene dopo una lunga malattia (non ci si “abitua” mai all’idea) o se in maniera improvvisa.
È quello che è accaduto a Giovanni Galli, che ancora adesso non riesce ad accettare la morte di suo figlio Niccolò, avvenuta più di vent’anni fa, nel 2001, a causa di un incidente in motorino. Il ragazzo aveva solo diciassette anni, ma aveva ereditato dal papà la passione per il calcio ed era un difensore con buone prospettive da molti addetti ai lavori.
Il giovane ha perso la vita il 9 febbraio di quell’anno, mentre si trovava a bordo del suo motorino, schiantandosi contro un guard rail in manutenzione. L’ex portiere non ha timore di ammettere quanto quel dolore sia ancora fortissimo e non è diminuito. Farlo è impossibile per ogni genitore. “Non se ne esce. È un percorso” – ha detto in un’intervista a ‘Il Foglio’.
Avviare un percorso psicologico per rialzarsi non deve quindi essere motivo di vergogna, anzi: “Sei in ginocchio, strisci sul pavimento e devi decidere se rialzarti o continuare a camminare a quattro zampe– ha sottolineato -. Il percorso è quello di uno che improvvisamente inciampa su un gradino e cade per terra. Per provare a rimetterti in piedi ai bisogno di aiuto”.
Giovanni Galli, apprezzatissimo da chi ha avuto modo di vederlo giocare in Serie A, non ha alcun timore di ammettere come sia difficile poter convivere con l’assenza di un figlio, soprattutto per come gli è stato strappato via in modo improvviso. Si può provare a convivere con quella mancanza, ma accettarla è quasi impossibile.
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